L’INSTITUT ROYAL DES SCIENCES NATURELLES DE BELGIQUE

rue Vautier 29, 1000 Brussels, Belgique

 

L’Istituto

Gli iguanodonti di Bernissart

La collezione mineralogica

Contenuto della collezione

La collezione russa

La collezione Drugman

La collezione Vanacker

 

 

 

L’Istituto

Il nucleo della collezione dell’Istituto è proviene dal Gabinetto di fisica e storia naturale di Carlo di Lorena (1712-1780), governatore dei Paesi Bassi meridionali sotto il regno dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria. A partire dal 1741, Carlo di Lorena riunisce nella sua residenza di Bruxelles, il Palazzo di Nassau, una importante collezione di storia naturale, ma anche dei quadri di grandi maestri, delle armature e delle medaglie. Dopo la sua morte e grazie a una importante donazione fatta dall’Imperatore Giuseppe II, figlio e successore di Maria Teresa, una parte della collezione di Carlo di Lorena è acquisita dall’Accademia delle Scienze e delle Belle Arti.

Dopo l’invasione francese del 1794, il Gabinetto fu parzialmente saccheggiato e quello che rimaneva della collezione fu trasferito al Museo della Scuola centrale, fondata a Bruxelles nel 1797 dalla Convenzione Nazionale. La soppressione della Scuola centrale, sopravvenuta nel 1802, mette in pericolo l’esistenza del Museo. Grazie alla vigilanza del conservatore Adrien Dekin, le collezioni furono comunque preservate e il Gabinetto fu acquisito dalla città di Bruxelles nel 1811, e aperto al pubblico nel 1815. Il Museo si sviluppò sotto l’occupazione olandese grazie alla liberalità del Re Guglielmo I. Le collezioni scientifiche esposte al Palazzo di Nassau furono cedute allo Stato belga nel 1842 e, nel 1846, il Museo ebbe un nuovo statuto divenendo il Museo Reale di Storia Naturale del Belgio.

Il primo direttore Bernard du Bus de Gisegnies (dal 1846 al 1867) è un ornitologo, Sviluppa le collezioni dei mammiferi e degli uccelli e accoglie un importante lotto di cetacei fossili scoperti durante i lavori di fortificazione della città di Anversa.

Il suo successore Edouard Dupont (dal 1867 al 1909) è un geologo . E’ lui che definisce la futura linea di condotta dell’istituzione: l’esplorazione del paese dal punto di vista della storia naturale. I ricercatori studiano le caverne preistoriche, i giacimenti fossiliferi del paese, la fauna delle acque dolci e le popolazioni d’insetti. Le collezioni si arricchiscono di fossili notevoli: mammut di Lierre, rinoceronti di Blaton, cetacei di Anversa, tartarughe del Maastrichtiano e del Brusselliano, mosasauri di Baudour, ma soprattutto gli iguanodonti di Bernissart di cui parleremo più oltre.

Per ospitare queste nuove collezioni e i servizi scientifici che le studiano, il Museo lascia i locali divenuti troppo esigui del Palazzo di Nassau e si stabilisce nei locali di un convento sconsacrato del Parco Leopoldo. Una nuova ala dello stile ‘art nouveau’ è edificata nel 1893 per ospitare le collezioni zoologiche e paleontologiche del Belgio, oltre che i laboratori e le officine.

Gustave Gilson (dal 1909 al 1926) sviluppa da parte sua gli studi ecologici, studiando l’animale nel suo ambiente. Egli orienta le ricerche verso il dominio costiero: studio delle correnti marine, della salinità e della fauna del Mare del Nord.

Victor Van Straelen (dal 1926 al 1954), mentre prosegue le esplorazioni del Belgio, sviluppa le ricerche d’oltremare: esplorazione metodica dell’Africa centrale e spedizioni oceanografiche. I Parchi nazionali del Congo, veri laboratori all’aria aperta, sono creati sotto la sua spinta. Per rimediare alla cronica mancanza di locali, un nuovo edificio di 20 piani è edificato nel Parco Leopoldo. I lavori intrapresi nel 1934 saranno definitivamente terminati solo negli anni 80, a seguito dell’interruzione dovuta alla guerra e a successive vicissitudini finanziarie. Dal 1948, il nome del Museo modificato in: Istituto reale delle Scienze naturali del Belgio. Ogni settore di ricerca si vede dotato di laboratori e di scuole moderne ed è creato un settore educazione.

Dopo un periodo di 4 anni durante i quali l’Istituto è gestito ad interim, la direzione è affidata a André Capart (dal 1958 al 1978), zoologo e oceanografo. Questo periodo è caratterizzato dalla crescita dei quadri scientifici, che raddoppiano in 10 anni. La politica di ricerca è orientata verso le esplorazioni oceanografiche, ma la museologia è relativamente trascurata.

Fra il 1978 e il 1988 Xavier Misonne assume la direzione. Inizia dei lavori di rinnovamento delle sale aperte al pubblico e inaugura una politica museale moderna.

Dal 1988 Daniel Cahen, preistorico di formazione, ha preso le redini della direzione.

L’organigramma dell’Istituto è stato adattato agli orientamenti della ricerca attuale, tenendo conto degli effettivi del personale scientifico. Certi settori di ricerca sono stati particolarmente sviluppati: laboratori di genetica, conservazione di specie animali in collaborazione con dei grandi progetti internazionali. Questi ultimi anni sono stati anche caratterizzati dalla rivoluzione informatica e dall’intenso sviluppo dei mezzi di comunicazione. Una attenzione particolare è stata posta nei problemi di museologia, con la realizzazione di nuove sale espositive permanenti, dotate di animazioni interattive. L’accento è ugualmente posto sull’organizzazione di mostre temporanee che attirano un numeroso pubblico.

 

Gli iguanodonti di Bernissart

Prima di parlare della collezione mineralogica dell’Istituto, non si può passare sotto silenzio la presenza nel Museo di una trentina di scheletri di iguanodonti perfettamente conservati, che sono divenuti il ‘biglietto da visita’ per eccellenza dell’Istituto.

Nel 1878 dei minatori stavano lavorando nel pozzo Sainte-Barbe delle miniere di carbone di Bernissart e trovarono a una profondità di 332 m quelli che presero per dei pezzi di legno fossile. Erano invece delle gigantesche ossa di dinosauro rimaste imprigionate in un pozzo di sprofondamento costituito da argille wealdiane (Cretaceo medio, circa 125 milioni di anni). Avvisato dalla direzione della miniera, il Museo di Storia Naturale delegò un restauratore di fossili che, nell’arco di 3 anni, estrasse una trentina di scheletri quasi completi di iguanodonti oltre a centinaia di piante e pesci, a qualche tartaruga e coccodrillo, a una salamandra e un insetto.

Fra il 1882 e il 1885, Louis Dollo, conservatore della Sezione dei vertebrati fossili si dedicò alla ricostruzione degli scheletri che fece montare sollevati sulle zampe posteriori. Una decina di essi sono esposti al Museo, mentre altri sono esposti nel modo in cui furono trovati nell’argilla. Un ultimo iguanodonte appare come un quadrupede, dato che i paleontologi discutono ancora sul modo di deambulare di questo sauro.

 

La collezione mineralogica

Storia

Nessuna traccia di minerali che figuravano nel gabinetto di storia naturale di Carlo di Lorena, nucleo delle collezioni dell’IRScNB, esiste più fra i campioni attualmente conservati nella sezione di mineralogia. Questa sezione, più precisamente intitolata Sezione di Mineralogia e di Petrografia, è stata creata nel 1877 e affidata in origine a Alphonse Renard (1842-1903), che ne assunse la direzione fino al 1888.

La parrocchia di Ixelles a Bruxelles onorò A.Renard dando il suo nome a una strada

Alphonse Renard aveva studiato geologia a Vienna e a Maria-Laach. Fu il primo in Belgio a usare il microscopio a luce polarizzata per lo studio delle rocce. Gli dobbiamo degli studi molto minuziosi sulle rocce intrusive del Belgio e delle zone metamorfiche delle Ardenne. Egli partecipò allo studio dei campioni raccolti durante la campagna del Challenger fra il 1872 e il 1876. Pubblicò dei lavori sulla origine delle ceneri vulcaniche (Krakatoa) e su quella dei sedimenti dei grandi fondali oceanici. Alphonse Renard redasse il primo catalogo della collezione mineralogica del Museo di Storia Naturale. Il suo successore C. Klement (dal 1889 al 1902) assicurò lo sviluppo della collezione tanto di minerali del Belgio quanto di esemplari di origine straniera.

Seguì un lungo periodo di letargia per la sezione contraddistinta dall’assenza del conservatore titolare o da una gestione assicurata da scienziati appartenenti a altre discipline come la paleontologia.

Nel 1947 René Van Tassel assume la responsabilità della sezione e intraprende un vasto lavoro di riorganizzazione, controlla l’attribuzione di numerose specie grazie all’acquisizione di un diffrattometro a raggi X e alla installazione di un laboratorio di chimica analitica. La collezione viene riordinata secondo la classificazione del Dana e si accresce regolarmente. Van Tassel orienta le sue ricerche mineralogiche sui solfati e i fosfati del Belgio. Dopo il suo pensionamento nel 1981, consacra ancora numerosi anni alla progettazione scientifica della nuova sala di mineralogia del museo, che sarà aperta al pubblico nel 1985 e totalmente terminata nel 1990.

A partire dal 1987 la sezione è diretta da Michel Deliens, specialista nello studio delle mineralizzazioni secondarie dei giacimenti di rame, cobalto e uranio. Una nuova sala che illustra la mineralogia del Belgio è inaugurata nel 1982, mentre la collezione si accresce regolarmente. La donazione Georges Vanacker del 1991, che conta circa 12.000 campioni, rese necessario un totale riordino delle collezioni, tanto più che la classificazione secondo Dana era divenuta superata a seguito dell’interruzione dell’edizione dopo gli anni ’50. Fu l’occasione di fare una scelta del materiale e di scartare numerosi esemplari senza interesse né cristallografico né storico.

Al momento attuale la costruzione di un nuovo edificio destinato all’esposizione mineralogica è terminata e sono in corso i progetti per l’allestimento di nuove vetrine più estetiche e dal contenuto più aggiornato.

 

Contenuto della collezione

La collezione mineralogica dell’I.R.Sc.N.B. conta al 1997 circa 5.000 esemplari belgi ripartiti fra 190 specie e 20.000 campioni di provenienze geografiche diverse, per un totale di 3.200 specie minerali e un migliaio di varietà. Una collezione di 3.000 minerali ben cristallizzati è inoltre classificata separatamente in seguito alle volontà testamentarie del donatore (lascito Drugman).

L’ I.R.Sc.N.B. è depositario di 14 olotipi accompagnati dal materiale di studio e dai documenti di lavoro.

La classificazione è stabilita in funzione dei grandi gruppi chimici in seno ai quali le specie si succedono in ordine alfabetico. I silicati sono ripartiti seguendo i sei gruppi strutturali. I minerali largamente rappresentati (calcite, pirite, quarzo) sono inoltre raggruppati geograficamente.

Una riserva di più di 5.000 esemplari è destinata agli scambi e alla costituzione di collezioni didattiche per le scuole.

Un migliaio di esemplari sono esposti nelle sale pubbliche del museo: sala dei minerali del Belgio e sala illustrante le proprietà e la sistematica dei minerali.

La collezione mineralogica dell’I.R.Sc.N.B. contiene pochi esemplari notevoli dal punto di vista estetico o per importanza storica. Questo è dovuto alla coincidenza di vari fattori: l’assenza di giacimenti particolarmente spettacolari in Belgio, l’apparizione più tardiva dell’insegnamento della mineralogia nelle nostre università e l’esistenza a qualche km da Bruxelles del Museo reale dell’Africa centrale che ha rastrellato l’abbondante materiale di qualità raccolto nel Congo.

L’Istituto si è dunque fin dall’origine specializzato nell’illustrare i giacimenti belgi. I meglio rappresentati sono i giacimenti di piombo-zinco della Calamine con sfalerite, galena, smithsonite, hemimorfite, willemite e fraipontite; i giacimenti a galena della Valle della Mosa (Vedrin, Engis, Angleur), l’ardennite, l’ottrelite e la vantasselite dei giacimenti di ardesia del massiccio metamorfico di Stavelot, i quarzi delle quarziti cambriane del Brabante e l’epidoto dei porfidi del Quenast. Parecchie specie rare ma poco spettacolari, di cui l’Istituto possiede gli olotipi, provengono dai calcari carboniferi della regione Visé: richellite, viseite, koninchite e diadochite. Una collezione di confronto costituita da minerali raccolti all’estero si sta sviluppando regolarmente.

L’Istituto possiede ugualmente una collezione di un centinaio di meteoriti con due pezzi notevoli: le meteoriti (condrite a olivina e iperstene) di Lesves (327 g) e di Tourinnes-la-Grosse (66 g).

Tre importanti acquisizioni hanno segnato la storia della collezione: la collezione russa del 1828, il lascito Drugman del 1950 e la donazione Vanacker del 1991.

 

La collezione russa

Il numero di inventario 5168 è attribuito a una collezione di più di 800 campioni di minerali e di rocce russe, offerte al museo di Bruxelles nel 1878 dal principe d’Orange.

Dopo il congresso di Vienna del 1815 il territorio del futuro Belgio è amministrato da Guglielmo I dei Paesi Bassi (1772-1843). Suo figlio, il principe ereditario Guglielmo e futuro Guglielmo II, aveva sposato a S. Pietroburgo, nel 1815, la granduchessa Anna Pavlovna (1793-1863) sorella dello zar Alessandro I. La coppia principesca aveva la sua residenza a Bruxelles. Durante un viaggio effettuato in Russia nel 1823, la coppia entrò in possesso di una ricca collezione di minerali e di rocce locali che offrirono nel 1828 al museo di Bruxelles, antenato del futuro I.R.Sc.N.B. La collezione comprende 571 minerali e 239 campioni di rocce provenienti dagli Urali (regioni di Perm e di Orenburg) e dal lago Baikal (regione di Irkoutsk).

All’epoca del passaggio al museo di Bruxelles un esperto stimò la collezione in 30.000 franchi, cioè quasi 7,5 milioni di franchi belgi al corso attuale (200.000 $). Comparata al prezzo attuale dei minerali nel commercio specializzato, questa valutazione appare un po’ esagerata.

Nel 1885 la collezione fu esaminata per la prima volta da uno specialista, il conservatore A. Renard, e integrata nelle collezioni mineralogica e petrografica del museo. Gli esemplari più notevoli sono dei granati su micaschisto e della vesuvianite di Slatoust, della malachite e del rame nativo di Tourinsk, dell’ametista di Moursinsk, del berillo e del topazio di Adon-Tschilon, della piromorfite e della crocoite di Beresovsk e della tormalina di Nertschinsk.

 

La collezione Drugman

Julien Drugman nacque a Bruxelles nel 1875. Dopo gli studi di chimica all’Università di Bonn, ottenne il grado di Master of Science all’Università di Manchester nel 1906.

Si perfezionò in seguito ad Oxford, Heidelberg e Monaco e divenne nel 1910 collaboratore del Museo di storia naturale di Bruxelles. Di famiglia agiata e grande viaggiatore, partecipò a numerosi congressi e escursioni mineralogiche, cosa che gli permise di costituire una importante collezione mineralogica basata sulle forme cristalline. Tuttavia la sua vera passione fu lo studio dei geminati ai quali consacrò la maggior parte della sua esistenza. Facendo esplorare ai suoi fratelli parecchi giacimenti, studiò in particolare i geminati dell’Estérel (Costa Azzurra), di Belowa Beacon (Cornovaglia) e di Goodsprings (Nevada).

J. Drugman è anche il descrittore della legrandite del Messico. Alla sua morte nel 1950 egli lasciò le sue collezioni all’ I.R.Sc.N.B., con più di 4.000 minerali, una quantità incalcolabile di geminati e i lavori correlati.

 

La collezione Vanacker

Georges Vanacker è nato a Staden (Fiandre occidentali) nel 1923. Ottiene un diploma di esperto contabile e si stabilisce a Bruges. E’ sua moglie che gli trasmette il gusto della mineralogia. Egli costituisce un po’ alla volta una collezione sistematica che arricchisce durante i suoi viaggi e soprattutto grazie agli acquisti dai commercianti specializzati. Un grave incidente di macchina lo immobilizza per parecchi mesi nel 1970 e lo costringe a ridurre la sua attività professionale. Egli ne approfitta per mettere a punto una nuova classificazione per la sua collezione e informatizzare il suo catalogo. Negli anni ’80 è in possesso di più di 15.000 esemplari e dispone della maggior parte delle specie esistenti. Desiderando che questo importante patrimonio sistematico non fosse disperso, nel 1991 egli offre 12.000 campioni all’I.R.Sc.N.B. senza mettere clausole particolari alla sua donazione. G. Vanacker decedeva l’anno successivo nella sua casa di Bruges. La sua collezione è stata integrata con quella dell’Istituto e ha inoltre permesso di costituire un importante deposito destinato agli scambi.