DAL GABINETTO DI FARMACIA DI LUIGI XIII AL MUSEO DEL 1793

Museum National d'Histoire Naturelle, 61 rue Buffon, 75005 Paris

LE COLLEZIONI DI MINERALOGIA

DA FAGON A DAUBENTON

I FONDI ANTICHI DI HAUY

I VIAGGIATORI NATURALI

L’OPERA DI ALFRED LACROIX

LE DONAZIONI DI PIERPONT-MORGAN

LA COLLEZIONE VÉSIGNIÉ

GLI AMICI DELLA MINERALOGIA

 

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Frutto di tre secoli e mezzo di acquisizioni, donazioni, viaggi e scoperte, le collezioni di mineralogia e di geologia del Museo di Storia Naturale riuniscono circa 545.600 oggetti.

Nel "Droguier du Jardin du Roy" "Farmacia del Giardino del Re", fondata nel 1626 sotto Luigi XIII, le gemme, i sali, terre e minerali diversi hanno costituito, accanto ai vasi di spezie e piante medicinali,il nucleo intorno al quale si è lentamente formata una delle prime collezioni di minerali al mondo.

Nel maggio 1626,il re accordò con lettere patenti al suo medico personale, Guy de la Brosse, la fondazione del "Jardin Royal des Plantes Médicinales" "Giardino Reale delle Piante Medicinali". Un editto reale del 1653 emanato durante la reggenza di Anna d’Austria ne definì l’organizzazione. In seguito, nel 1671, un decreto di Luigi XIV regolò l’amministrazione del "Giardino del Re e la sua Farmacia".

Nel XVII secolo, i minerali contenuti nella farmacia sono quelli impiegati per le loro presunte virtù curative e contenuti in vasi di vetro soffiato con droghe, erbe medicinali e diversi sali ad uso della famiglia reale e degli ospedali di Parigi. Nicolas Lemery (1645-1715), formatosi presso i chimici del Giardino del Re, è l’autore di un celebre "Dictionnaire Universel des Drogues Simples" (Dizionario universale delle droghe semplici), pubblicato nel 1698, fornisce la lista quasi completa dei minerali che erano disponibili nella farmacia di Luigi XIV. Tuttavia , in quel periodo si inizia a comprendere, per esempio, che il morione (quarzo bruno scuro)

possiede "una scarsa efficacia ed è meglio servirsene come un ornamento".

E’ comunque vero che questi minerali hanno rappresentato il nucleo delle collezioni raccolte da Jussieu quando è avvenuta la soppressione della "farmacia" verso il 1725.

Non esistono indicazioni precise sull’importanza delle collezioni arricchite da Fagon (1668-1718), ed in seguito da Dufay (1698-1739), eccetto una ricca collezione di pietre preziose donata da Dufay al Gabinetto del Re nel 1739.

Alla morte di Luigi XIV, la Farmacia del Re conteneva oggetti interessanti, tra cui statuette e vasi orientali in pietra offerti a Luigi XIV e al Gran Delfino dal re e dall’ambasciatore del Siam nel 1686, e che dal 1707 non si trovavano a Versailles.

Le prime classificazioni sistematiche fatte da B. de Jussieu nel 1772 permisero a Buffon, intendente del Giardino del Re dal 1739 al 1788, di aprire al pubblico il Gabinetto di Storia Naturale nel 1745, cinque anni prima che il Louvre aprisse al pubblico alcune sale di pittura.

La farmacia era un luogo di accumulazione di oggetti e di curiosità di tutti i tipi , all’epoca molto apprezzata

ed utile per l’educazione dei bambini della famiglia reale, in seguito la sua funzione muterà: le collezioni non si chiameranno più "farmacia" tra il 1720 e il 1730, e dal 1739 diverranno un vero e proprio gabinetto di curiosità.

La Corte risiedeva con il re a Versailles, Luigi XIV si era allontanato da Parigi a causa degli spiacevoli ricordi della Fronda. Dopo la sua morte nel 1715, ci fu un periodo di transizione durante il quale l’antica farmacia continuò ad accogliere tutto ciò Versailles non voleva. Si rese dunque necessaria una prima catalogazione sistematica delle diverse collezioni (1722-1725). Questo ricco insieme di curiosità che conteneva anche autentici tesori permise a Buffon di riorganizzare le collezioni del Giardino nel "Gabinetto Reale di Storia Naturale".

Buffon, aiutato da Daubenton, volle fare del "Gabinetto del Re di Francia il più bello e ricco di tutti". Nelle antiche gallerie del Giardino da lui ingrandite ed abbellite a più riprese, fece disporre, a beneficio dei dotti e del pubblico, collezioni di tutti i tipi. Un grande contributo all’arricchimento fu dato da viaggiatori naturalisti, da collezionisti e da donatori : i più zelanti dei quali ricevevano un brevetto di "Corrispondente del Giardino" o del "Gabinetto del Re".

Su proposta di Buffon, nel 1748 , Luigi XV arricchirà il suo Gabinetto Reale di Storia Naturale con un bell’insieme di mobili ricoperti di pietre fini, tra cui il più prezioso è un grande tavolo fiorentino del Rinascimento, sostenuto da quattro delfini in bronzo ( conservato nel Museo, il tavolo è così sfuggito all’incendio delle Tuileries).

Grazie alla diffusione della sua opera, Buffon riceverà durante la sua lunga carriera le dichiarazioni di stima di molti monarchi che gli inviarono ricche collezioni di storia naturale: il re di Polonia (1772), Cristiano VII di Danimarca (1777) , Caterina II di Russia (1777 e 1785), Giuseppe II d’Austria (1784).

 

LE COLLEZIONI DI MINERALOGIA

Riassumendo, la storia delle collezioni dei minerali del Museo si divide in tre periodi distinti:

a) "Il Giardino del Re" con la sua "farmacia" (1626-1720) dove i minerali servivano alla farmacia con le droghe, i sali e le piante medicinali, seguito da un periodo di transizione abbastanza lungo (1720-1739);

b) "Il Gabinetto Reale di Storia Naturale" (1739-1793) che Buffon e Daubenton aprirono al pubblico dal 1745; i minerali vi sono esposti in 99 vetrine;

c) "Il Museo Nazionale di Storia Naturale" (creato per decreto dalla Convenzione Nazionale nel 1793) che ha ricevuto importanti depositi di pietre preziose e oggetti in gemme lavorate che provenienti dagli esprori rivoluzionari. Il Museo ha avuto un Consiglio d’ Amministrazione e un Consiglio Scientifico nel 1985.

Dopo le numerose acquisizioni di Hauy (1802-1822) lo spazio per le collezioni di mineralogia era divenuto molto stretto, le 99 vetrine sono state riallestite nel 1837 nella attuale Grande Galleria opera di Charles Rohault-de-Fleury, architetto di Carlo X (187 metri di lunghezza) nelle 192 vetrine e 192 banchi per i minerali,nelle 204 vetrine per le rocce e 12000 cassetti ai quali si aggiungono i 528 cassetti dei 24 mobili provenienti dal recente deposito delle collezioni del Collegio di Francia (antica collezione privata di Luigi XVIII costituita da Bournon e aiutato da Beudant).

Nel 1986, due nuove sale di mineralogia sono state sistemate nell’antica biblioteca in disuso: la Sala dei cristalli giganti , presenti in diorama,e, sistemati sotto, la Sala Blindata che contiene il Tesoro del Museo attualmente accessibile al pubblico. Queste due sale sono state inaugurate dal Presidente della Repubblica l’11 giugno 1987.

La sala del Tesoro rachiude le collezioni più preziose, le 2400 gemme tagliate e oggetti d’arte reale in gemme lavorate, così come una parte delle pietre preziose delle antiche collezioni della Corona di Francia, alle quali si aggiungono le serie dei metalli preziosi allo stato nativo e 4000 cristalli di valore di cui 2000 sono in esposizione permanente nel perimetro della sala in sei nicchie.

I 545600 oggetti gestiti dai Laboratori di Mineralogia e Geologia comprendono dunque 243200 minerali, 2400 gemme tagliate e oggetti d’arte e 300000 rocce, non sono compresi sette chilometri di carotaggio effettuati nell’Oceano Indiano , conservati in litoteca umida nel sottosuolo del Laboratorio di Geologia, e una serie di 2000 meteoriti conservati a parte con i tipi di specie minerali (2500 campioni) e le serie dei minerali di sintesi (1500 campioni).

 

DA FAGON A DAUBENTON

Esaminando i vecchi campioni menzionati nel Catalogo generale della Galleria di Mineralogia, possiamo constatare che la qualità dei minerali acquisiti sotto Luigi XIV e Luigi XV non corrisponde certamente più al gusto attuale. I minerali portati da Tournefort, viaggiatore-naturalista durante l’amministrazione di Fagon,ci appaiono oggi molto modesti.

L’Antico Gabinetto Reale di Storia Naturale, aperto al pubblico nel 1745 da Buffon acquisì, verso la fine del regno di Luigi XV (1774) , minerali dalla Norvegia e dalla Germania che sono considerati ancora oggi, dopo due secoli,tra le migliori specie conosciute (argenti nativi, pirargiriti etc....)

Le riclassificazioni di Daubenton hanno raggruppato nelle collezioni mineralogiche un certo numero di oggetti in pietra, oggetti esotici, curiosità che servivano all’educazione dei bambini della famiglia reale e che erano state relegate nel "Giardino del Re" all’epoca dei vari spostamenti delle residenze reali. L’oggetto più celebre era lo specchio convesso in ossidiana già segnalato come il pezzo più importante del Gabinetto Reale di Storia Naturale da Dezallier d’Argenville nel 1742.

Essendo scomparse l’etichettatura e la numerazione fatte nel XVIII secolo , è stato molto più facile riconoscere gli oggetti piuttosto che i minerali. I cataloghi con la registrazione dei dati sui minerali diventano precisi a partire dal 1823. Tuttavia , molte indicazioni esistono già dal 1796.

A parte i cataloghi delle Collezioni di Hauy e di Bournon che fortunatamente sono state conservati nelle loro antiche forme, si hanno ugualmente molte indicazioni sulla Collezione Weiss e sulle acquisizioni di d’Angivillier che investì 15000 franchi dal 1776 al 1779 per acquistare 226 minerali molto ben descritti:

l’oro cristallizzato della Transilvania costava all’epoca tra i 100 ed i 300 franchi a campione; un piccolo vaso di grani di platino, 36 franchi; l’argento nativo in filo o in cristalli oscillava tra i 24 e i 240 franchi: un blocco " d’argento corneo mischiato di argento vergine" di 8 marchi e 2 once (1500 grammi) erano, con il prezzo di 800 franchi, i minerali più costosi della serie. Una nagyagite (minerale di oro arsenicale di Nagyag)era stato pagato 122 franchi; una proustite (minerale d’argento rosso in grossi cristalli poligoni di Freiberg) ne costava 36.

Questa lista di acquisti di d’Angivillier mostra ciò che era disponibile sul mercato in quel periodo: molti minerali metallici e qualche gemma. Il titolo è molto preciso: Mémoire des Minéraux, Mines métalliques et demi-métaux,cristaux, spath et autres matières minérales,achetées pour le Cabinet d’Histoire Naturelle de sa Majesté, dans les années 1776,1777,1778 e 1779. ( Memoria dei Minerali, Minerali metallici e semi-metallici, cristalli, spati e altri materiali minerali, acquistati per il Gabinetto di Storia Naturale di sua Maestà, negli anni 1776,1777,1778 e 1779).

Queste liste iniziavano, ovviamente, con l’oro! Il prezzo delle cassiteriti cristallizzate va dai 18 ai 100 franchi; quello delle galene da 12 a 100 franchi; quello delle piromorfiti da 12 a 72 franchi con l’eccezione di un "grande piatto di piombo verde di Friburgo" pagato 300 franchi. Il piombo rosso di Siberia (crocoite) è relativamente caro : da 240 a 300 franchi, lo stesso di un grande pezzo di malachite in stalattite conica: 240 franchi.

I minerali di rame e di ferro più comuni ma cristallizzati sono stati pagati tra i 12 e i 72 franchi. Un’amalgama di Palatinato cristallizzato in ottaedro fu pagato 72 franchi. Un "superbo pezzo di minerale di antimonio in aghi che riflettevano i più vivi colori"(stibnite di Felsobanya) valeva 200 franchi. Il "minerale rosso di antimonio (kermesite) 18 franchi; blende, calamine, cobalto grigio, fiori di cobalto(eritrite) e "minerali di arsenico bianchi" sono di prezzo compreso tra i 18 e i 100 franchi.

La lettura di questa lista è sorprendente e mostra che la mineralogia prima di Hauy era solo una scienza di "minerali utili": su 226 minerali di qualità acquistati, 207 sono di minerali metallici e 19 soltanto sono di altri minerali, di cui 2 diamanti (240 franchi), due fluoriti in grossi cubi chiamati false ametiste (144 e 48 franchi), 4 "schörl" (da 48 a 293 franchi), un topazio di Sassonia (72 franchi), due granati dodecaedri di Boemia (24 franchi); la lista termina con 3 spati d’Inghilterra che costano 126,60 e 7 franchi, quest’ ultima calcite da 7 franchi era il minerale meno costoso di questa lista molto dettagliata e conservata negli Archivi Nazionali.

Tre minerali avevano la reputazione di essere i più rari ( ed anche i più ricercati per i collezionisti) : lo "smeraldo di rame" (dioptasio), lo "schörl rosso di Sibera" (rubellite) e un tipo di acquamarina in cristalli aguzzi presentata da Dombey a Luigi XVI ( euclasio). I vecchi fondi del XVIII secolo comprendevano anche minerali molto belli degli Urali, della Germania e dell’Austria (Romania inclusa), così come del Messico, della Spagna, dell’Italia e dell’Inghilterra. In quell’epoca, il quarzo delle Alpi e la stibnite del Massiccio centrale erano considerati tra i minerali più classici delle collezioni ( i più grandi cristalli di quarzo erano stati donati al generale Bonaparte durante il suo passaggio in Svizzera nel 1797)

 

I FONDI ANTICHI DI HAUY

Dal 1802 al 1822, Hauy triplicò la consistenza delle collezioni che superarono i 10000 minerali. Uno dei suoi primi e più importanti atti in materia di museologia fu l’acquisizione per il Museo della famosa collezione viennese posseduta da Weiss e che, nel 1802, fece della collezione parigina la più bella d’Europa.

Questo scatenò l’ira del vecchio Baltazar Georges Sage che insegnava la mineralogia docimastica all’Hôtel

des Monnaies dai tempi di Luigi XV. Le sue delazioni e la sua gelosia irritarono molto Bonaparte, Primo console, che richiese il dossier Weiss al Museo per esaminarlo personalmente. Ne fu talmente soddisfatto che, il Capo di Stato , divenuto poco dopo imperatore, chiese a Hauy di istituire la Cattedra di Mineralogia della Facoltà delle Scienze e di scrivere un Traité de mathématiques à l’usage des Grandes Ecoles (Trattato di matematica ad uso delle Grandi Scuole).

Hauy, padre della cristallografia matematica, fu così imperialmente ricompensato del suo sapere, dei suoi meriti e del grande aumento delle collezioni nazionali che attiravano molti allievi e auditori ai corsi di mineralogia da lui tenuti al Museo. Dopo la morte di B.-G. Sage le migliori collezioni dell’Hôtel des Monnais furono trasferite al Museo, mentre altri 3000 minerali furono inviati all’Ecole des Mines.

Ancora oggi al Museo, per la loro qualità, i minerali della Collezione Weiss (soprattutto quelli provenienti dall’Europa centrale) rimangono i più belli dei vecchi fondi esposti, mentre i minerali raccolti da Sage sono stati ampiamente superati dalle scoperte successive e conservati nei cassetti.

Una seconda bella collezione di minerali del XVIII secolo e della prima parte del XIX fu acquisita dal Museo:

quella di Gillet de Laumont che comprendeva 1600 superbi minerali e 900 cristalli e minerali della famosa collezione di J.B. Romé de l’Isle, riacquistata dopo la morte di quest’ultimo nel 1790. Ispettore generale delle Miniere sotto tutti i regimi successivi, Gillet de Laumont prestò a Hauy, nel 1796, questa collezione per aiutarlo e redigere i primi capitoli del suo trattato di Mineralogia. Hauy incaricò uno dei suoi protetti, François-Sulpice Beudant, di fare l’inventario di questa collezione così importante per la storia delle scienze mineralogiche e che con l’aiuto governativo il Museo l’acquistò nel 1835 insieme alla collezione di G. de Laumont .

Due re, nel XIX secolo, si interessarono molto ai minerali: se Luigi-Filippo si era fatto sistemare un palco reale per assistere al corso di mineralogia del Museo, Luigi XVIII, altre re mineralogista, preferì mantenere una collezione reale privata e giudicata, tra il 1815 e il 1824, molto più importante della collezione ufficiale (Luigi XVIII non amava i professori del Museo, giudicati troppo rivoluzionari!), ma è pur vero che i re passano e le loro costruzioni restano. Alla sua morte, all’epoca della soppressione della sua lista civile, questa collezione fu contesa tra il Museo e il Collegio di Francia ( nel 1990, l’insieme è stato nuovamente riunito al Museo con i pezzi di Bournon e di Beudant)

Un’altra importante acquisizione per il Museo, nel 1848, fu l’acquisto della collezione di René -Just Hauy .

Privato di mezzi sotto Luigi XVIII; il Museo non aveva potuto acquistare dalla nipote ed erede di Hauy la sua collezione di lavoro. La collezione fu venduta al Duca di Buckingham per una cifra considerevole nel 1823, prendendo così la via per l’Inghilterra dove rimase fino alla morte del Duca avvenuta nel 1848. Rientrato nei favori reali sotto Luigi-Filippo, il Museo ottenne dal governo di inviare Armand Dufrenoy in Inghilterra con l’ordine di riacquistare la collezione di Hauy a qualsiasi prezzo dagli eredi del Duca, collezione che non sarebbe mai dovuta uscire dalla Francia! Questa fu valutata 100000 franchi-oro. Dufrenoy ottenne la totalità delle collezioni ( compreso le rocce e le gemme tagliate , e il mobile fatto espressamente) per una cifra ragionevole. La collezione, di grande valore scientifico, fu conservata nella sua antica forma con le vecchie etichette redatte da Hauy, permettendo così di ritrovare non soltanto tutti i campioni descritti da Hauy, ma anche quasi tutti i minerali che gli erano stati inviati come tipi , affinchè egli li menzionasse nella seconda edizione del suo trattato.

Parigi, per buona sorte, conserva dei cotipi antichi autentificati dalle etichette di Hauy (incollate sulla base del campione stesso e fissate dalla cera nera) mentre antiche collezioni all’estero sono talvolta bruciate o perdute perchè rietichettate senza il nome dell’autore o del donatore. Pertanto, a tutt’oggi, tutte le collezioni dei primi cristallografi francesi si trovano riunite nel Museo di Parigi.

 

LA NUOVA GALLERIA DEL 1837

I Viaggiatori Naturalisti

Il periodo che vedeva la costruzione della grande Galleria di mineralogia e di geologia del Museo coincideva con l’assoluto bisogno di spazio per riclassificare, seguendo un ordine più cristallografico, la grande Collezione di mineralogia , già bicentenaria nel 1837. Molto stretta nei suoi 99 armadi dell’antico Gabinetto di Storia Naturale, la collezione ebbe 192 vetrine verticali raddoppiate da 192 banchi orizzontali con 5000 cassetti disponibili, e questo spiega il suo incremento considerevole. Nel 1856, la Galleria conta 203000 campioni di rocce e di minerali (attualmente sono 545000).

E’ l’epoca dei grandi velieri, numerosi viaggiatori intorno al mondo portarono una quantità di rocce, ma pochi minerali interessanti e di buona cristallizzazione. L’inventario dei cassetti e l’esame del contenuto delle vetrine fa tornare alla mente alcuni grandi nomi legati a "viaggi e scoperte". Avventurieri, viaggiatori, avidi di scoprire il mondo e di raccontarlo, un pugno di uomini che legarono il loro nome alla storia delle collezioni nazionali per i minerali che hanno fatto conoscere: Dombey (atacamite, euclasio), Dolomieu (analcime, celestite) per citarne due appartenenti al XVIII secolo. Nel XIX secolo i Leschenault de la Tour (Indie,Ceylon), Tondi (minerali del Vesuvio), Bustamente (minerali del Messico, tra cui la Bustamite), Domeyko (minerali dell’America del Sud, tra cui la Domeykite, l’argento bismutifero ribattezzato chilenite 23 anni più tardi da Dana, la cuprotungstite, la nantokite e la bromargirite) e molti altri.

Le collezioni si arricchivano anche in altra maniera: lo Zar Nicola 1° aveva interrotto per qualche tempo l’attività delle miniere d’oro del suo paese, con lo scopo di far ricercare pepite d’oro e di platino da depositare nei suoi musei. Ne trovarono talmente tante che lo Zar potè offrirne una serie impressionante all’Accademia delle Scienze nel 1833, che la depositò nel 1857 al Museo con una collezione di minerali di Russia.

Nell’ultima parte del XIX secolo furono fatte molte donazioni; la bellissima collezione Dusgate, di minerali ben cristallizzati, fu incorporata nel 1874. Viaggi, acquisti, donazioni si susseguivano. Le collezioni ben sistemate nella grande galleria poterono, dopo Dufrenoy, Delafosse e Descloizeax che si succedettero alla Cattedra di Mineralogia, beneficiare dell’apporto considerevole dei geologi minatori inviati in Africa, nel Madagascar e in Indocina. Il Museo riceverà, così, dal resto del mondo una gran quantità di belle scoperte, in particolare un grande morione (120 cm) e delle magnifiche amazoniti trovate da Foote nel 1870 a Crystal-Peak, nel Colorado, e straordinari minerali di Laurium.

Descloizeaux, che non aveva un laboratorio idoneo sistemato nel Museo, lavorava a casa propria. Per fortuna, dopo la sua morte, le sue collezioni di lavoro molto ricche di specie con i tipi e le sezioni sottili per il microscopio polarizzante, di cui fu uno dei primi grandi utilizzatori, sono state recuperate per il Museo dal suo successore Alfred Lacroix.

 

L’OPERA DI ALFRED LACROIX

Alfred Lacroix fu uno dei più importanti scienziati francesi, nonchè uno dei primi vulcanologi grandi viaggiatori ( Stati Uniti, Giappone, Indocina, Indonesia, Madagascar, Africa Nera ecc.). Egli raddoppiò con bellissimi minerali l’insieme presente nelle vetrine del Museo; la sua opera in museologia dei minerali fu considerevole grazie ai suoi contatti internazionali ( fu Segretario permanente dell’Accademia delle Scienze).

Tra il 1893 ed il 1937, ebbe il tempo di formare numerosi allievi e di riunire grandi quantità di minerali. La sua opera pubblicata resta un riferimento mondiale per la mineralogia della Francia e delle sue colonie.

Nell’ultimo decennio del XIX secolo, il Museo ricevette da M. Bischoffsheim e da M.Taub, numerose serie di cristalli di diamante, tra cui alcuni cristalli su roccia della Miniera Premier dell’Africa del Sud (su Kimberlite alterata gialla o bleu).

A. Lacroix ricevette,dai prospettori d’oltre mare, alcuni tra i più bei minerali del mondo: una straordinaria serie di dioptasi del Congo (Renéeville, Pimbi.....) , le più belle senarmontiti conosciute d’ Algeria, così come intere collezioni del Madagascar che formano ancora oggi il più bell’insieme di minerali conosciuto di quel paese.

 

LE DONAZIONI DI PIERPONT-MORGAN

Il 1902 fu un anno felice per il Museo. M.J. Pierpont-Morgan offre al Museo una favolosa collezione di 403 minerali americani riuniti da G.Kunz, della ditta Tiffany di New York, per l’esposizione panamericana di Buffalo del 1901. Un’altra serie di 162 minerali esposti a Saint-Louis in occasione dell’Esposizione Universale del 1903 sarà acquistata e poi offerta a Lacroix nel 1905. Il figlio di J. Pierpont-Morgan offrì una terza serie nel 1912, completando questo eccezionale insieme di minerali americani con le azzurriti, le rubelliti e le kunziti che contenevano alcuni tra i più bei minerali al mondo (tra cui il tipo della kunzite studiata da Kunz stesso e il primo berillo rosa chiamato morganiste in onore del mecenate americano). Morgan, banchiere americano voleva mostrare la sua generosità verso il grande museo parigino con lo scopo di migliorare la sua reputazione e di potersi procurare, a qualsiasi costo, sculture e oggetti d’arte provenienti da........tesori delle chiese francesi

del periodo medioevale; tesori che andavano a riempire i musei di New York!

 

LA COLLEZIONE VÉSIGNIÉ

Jean Orcel, subentrò al suo maestro A. Lacroix nel 1937 nella cattedra di mineralogia. J.Orcel aveva una grande passione per i minerali. Dopo la guerra, i prospettori che aveva formato arricchirono le collezioni del Museo con numerosi invii. Egli riuscì ad ottenere che il più grande collezionista di minerali del mondo, vivente in Francia, il colonnello Vésignié, lasciasse i 5000 più bei minerali della sua collezione al Museo. Nel 1955, il Museo riacquisterà dagli eredi di Vésignié altri 15000 campioni, tra cui una bellissima serie di gemme. L’eredità comprende una rubellite a doppia terminazione (36x12) proveniente da una cava situata a 30 km. a sud-ovest di Antsirabé, Madagascar, e una grossa acquamarina bleu scuro (80 kg.) di Tongéfano, che fu la "vedette" dell’esposizione coloniale del 1931.

Jean Orcel, aiutato da Simone Caillère (vice direttore al Laboratorio di Mineralogia), intraprese i primi grandi lavori di restauro della Grande Galleria di Mineralogia (la tinteggiatura interna, poi il tetto, o almeno la metà del tetto, poichè la seconda metà dei soldi destinati al restauro furono trasferiti altrove....... per restaurare il campanile della cattedrale di Chartres!).

La Sala Vésignié, così chiamata in quel periodo, mostrerà a partire dal 1965, e per 7 anni, alcune centinaia di meravigliosi minerali scelti tra i 20000 che il colonnello aveva amorosamente riunito durante più di 50 anni (un secondo lotto molto importante andrà a costituire un fondo della collezione della Sorbona che, all’epoca,era assai ridotto).

 

GLI AMICI DELLA MINERALOGIA

Nel gennaio 1973, Roger Caillois, dell’Accademia di Francia, Edouard Sirakian e Henri-Jean Schubnel fondano l’Associazione degli "Amici della Mineralogia del Museo Nazionale". Donazioni e sottoscrizioni in favore delle collezioni di mineralogia si susseguirono. A questo punto anche gli altri due musei parigini si dotarono di associazioni simili.

In media, ogni due anni, una collezione privata viene ricevuta in lascito. L’attività del "Servizio della Galleria" è quella di realizzare ,quasi ogni anno, una nuova esposizione temporanea con l’aiuto prezioso, efficace e gratuito degli "Amici della Mineralogia".

Dopo il Salone dei Minerali (1975), gli acquisti principali riguardavano delle paragenesi minerali, il più possibile complete, provenienti dalle miniere del Marocco, del Portogallo, del Messico e del Brasile, con un’attenzione particolare ai minerali francesi e, ovviamente, le specie nuove e i tipi per la ricerca fondamentale nella mineralogia sistematica.

Giorno dopo giorno, la Galleria si modernizza nel gusto naturalista. Le collezioni si sono accresciute, passando in 18 anni da 186000 a 213000 minerali.

Il numero delle specie rappresentato nelle collezioni è aumentato del 45%, mentre il numero dei visitatori, tra il 1972 e il 1990, si è moltiplicato per venti. Oltre all’interesse verso le esposizioni, il Servizio di Animazione Pedagogico del Museo è particolarmente efficace (3000 richieste all’anno di visite per gruppi scolastici).