Museo di Mineralogia e Litologia

Universita di Firenze, Via La Pira 4, 50121 Firenze, Italy

 

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SEZIONE DEL MUSEO DI STORIA NATURALE DELL' UNIVERSTÀ

Come la maggior parte delle collezioni artistiche, anche cjuelle scientifiche hanno avuto inizio a Firenze per opera dei Medici. Queste si andarono formando nei secoli come dono durante le visite ai Granduchi, come acquisti da altre famiglie patrizie, come raccolte dei naturalisti commissionate dagli stessi sovrani.

Ai Medici subentrarono gli Asburgo Lorena: da un lato, nonostante il testamento di Anna Maria Luisa, si ha una sensibile dilapidazione del materiale prezioso per doni a regnanti o anche per vendite al pubblico (del resto già iniziate con Gian Gastone), ma dall'altro si ha un interesse ai problemi naturalistici sulla linea manifestata da tutta la casa asburgica. Nel 1763 si incarica Targioni Tozzetti di predisporre un inventario delle collezioni esistenti nelle Wunderkammer granducali (Uffizi e Pitti) e poi con Pietro Leopoldo si istituisce nel 1775 l'Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale, che sarà comunemente detto "La Specola" per la costituzione nel 1789 dell'osservatorio Astronomico che vi rimarrà per quasi un secolo.

Nel 1807, sotto Maria Luisa Borbone Parma, si giunse alla istituzione di un insegnamento universitario: quel "Liceo di Scienze Fisiche e Naturali" che è il diretto progenitore dell'attuale facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università.

L'I.R. Museo fu sistemato in un edificio dell'attuale via Romana, alle porte della città, nei pressi della reggia granducale.

El Museo, aperto al pubblico che poteva ora ammirare quelle collezioni che erano state solo oggetto di curiosità e poi anche di studio nel chiuso delle Wunderkammer, ebbe come primo direttore il chimico e fisiologo Felice Fontana, già docente a Pisa, che arricchi notevolmente le collezioni con lunghi viaggi all'estero e che organizza il Museo sia a livello di esposizione che di servizi, primo fra tutti l'officina di ceroplastica, i cui prodotti (modelli di anatomia umana e comparata e di botanica) suscitano ancora Oggi ammirazione per la loro fedeltà e suggestione.

Con varie vicissitudini (chiusura e riapertura dei corsi di insegnamento e addirittura del Museo durante i primi anni della Restaurazione) si giunse alla metà del secolo scorso. L'accresciuta mole delle collezioni e l'ormai arsenuta suddivisione delle cattedre delle varie discipline porté alla divisione del Museo di Fisica e Storia Naturale in vari Musei e gabinetti, come allora venivano definiti, che si sparsero per tutta la città.

Nel 1880 la sezione di Mineralogia e Geologia del Museo di Fisica e Storia Naturale si trasferi da via Romana a piazza S.Marco, nei locali ancora oggi occupati e, sotto la direzione del Prof G. Grattarola, si costitui il "Museo e Laboratorio di Mineralogia".

Nel 1925 il Museo di Mineralogia raggiunse una estensione di circa 2000 mq, ma le successive esigenze di far posto a nuovi laboratori di ricerca hanno portato a diverse ristrutturazioni del Museo fino a contrarsi nel 1973 a soli 380 mq.

La consistenza numerica dei campioni, continuamente incrementata con l'acquisizione di nuovo materiale, e l'alto valore scientifico e storico delle collezioni fanno del Museo di Mineralogia delà'Università di Firenze forse il più importante Museo mineralogico italiano e uno dei più conosciuti all'estero.

Gli oltre 45000 campioni del Museo sono suddivisi in 6 collezioni principali: generale, regionale italiana, elbana pietre lavorate e gemme, meteoriti, Targioni Tozzetti.

La collezione generale consta di circa 23000 esemplari, provenienti da tutto il mondo, riuniti e catalogati secondo la classificazione tradizionale adottata per i minerali, cioè secondo loro composizione chimica. Il nucleo di questa collezione risale al '700 ed ha subito un notevole incremento con acquisizioni e donazioni, non solo di singoli campioni, ma anche di intere raccolte come quelle Ciampi, Capacci e, ultime nel tempo, quelle Ponis, Giazotto e quella di micromount Koekkoek.

La collezione regionale si estende all'intera Italia; in particolare da segnalare i campioni di Toscana, Sicilia e Sardegna, molti dei quali della collezione Brizzi, di recente acquisita.

Per quanto riguarda i campioni dell'Isola d'Elba, il Museo di Mineralogia possiede la più importante e completa collezione di minerali di quest'isola (circa 6500 campioni), frutto principalmente della fusione delle raccolte Foresi e Roster, acquisite dal Museo intorno al 1 880.

La collezione delle "pietre lavorate" ha essenzialmente un valore storico ed estetico. Si tratta di circa 700 esemplari, tutti di provenienza medicea. questi oggetti provengono dalla Galleria degli Uffizi, dalla quale furono destinati all'Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale. La realizzazione di coppe, tabacchiere, tazze, piattini, vasetti è stata attribuita, per la massima parte dei pezzi, alle botteghe di Galleria e solo per gli oggetti in giada le provenienze sono da manifatture orientali.

Più modesta è la collezione delle meteoriti, circa 80 esemplari provenienti da diverse località.

Particolarmente significative sono le meteoriti italiane per le quali è accertata la caduta: la più antica è quella del 16 giugno 1794 caduta nel Senese.

La collezione Targioni Tozzetti, purtroppo, per motivi di spazio non visibile al pubblico, ha un notevole interesse dal punto di vista scientifico ma soprattutto storico, essendo stata costituita a metà '700. Questa collezione, di circa 5000 pezzi, è corredata da cataloghi originali manoscritti con disegni di Giovanni Targioni Tozzetti e continuati, dopo la sua morte (1783), dal figlio Ottaviano.

Accanto alle collezioni mineraiogiche va citata la biblioteca del Museo, con più di 500 volumi, che annovera numerosi testi antichi, fra cui edizioni del 1500 e la raccolta di vecchi apparecchi e strumenti scientifici.

Per la visita al Museo si pué far riferimento all'itinerario consigliato rappresentato nella pianta schematica della disposizione delle vetrine.

L'attuale superficie espositiva si sviluppa, oltre che nella sala di ingresso (settore 1 ) con esemplari di grosse dimensioni, nell'ampio salone attiguo con una serie di un centinaio di vetrine in cui trova posto solo una piccola parte dei campioni appartenenti alle varie collezioni. Da alcuni anni è in corso una risistemazione del materiale esposto, che procede da un lato con l'allestimento di una serie di vetrine a carattere didattico e dall'altro con la riadattamento di alcune vetrine per un migliore sfruttamento dello spazio disponibile.

Il primo impatto, entrando nel salone, si ha con la raccolta di enormi geodi di quarzo ametista del Brasile, la più grande delle quali raggiunge il peso di 380 kg. (settore 2). A destra (settore 3) si possono ammirare stupendi campioni di tormaline e berilli provenienti dalle formazioni pegmatitiche del Brasile. Le vetrine che ospitano questi esemplari sono corredate da pannelli che illustrano le caratteristiche e le proprietà di questi minerali. Di particolare interesse, oltre ai grossi cristalli esagonali di berillo rosa (varietà morganite) associati a tormalina aciculare, quarzo ed albite, sono le tormaline in cristalli di notevole bellezza e perfezione nelle tipiche colorazioni verde, blu, rosa fino agli stupendi esemplari rossi della varietà rubellite.

Nel settore 4 sono in fase di realizzazione vetrine didattiche con pannelli illustrativi. Si comincia dalla definizione di roccia, di minerale e di struttura cristallina per passare poi a quella di specie mineralogica e varietà. Un piccolo spazio è dedicato quindi aIle meteoriti: oltre alla definizione ed alla dassificazione, sono in esposizione alcuni esemplari, fra cui uno di 28 kg, caduto nel 1896 a Chupaderos, Durango, Messico.

Seguono quindi alcune vetrine dedicate alla genesi dei minerali, usa dedicata alla cristallografia, una serie di vetrine dedicate alle proprietà fisiche dei minerali quali densità, durezza, sfaldatura, colore e le proprietà ottiche. Infine una vetrina dedicata aile pietre preziose sintetiche e artificiali in cui, insieme agli schemi dei processi di sintesi del corindone e della "zirconia cubica", sono esposte pietre preziose sintetiche ottenute con diverse tecniche.

Nel settore 5 sono esposti enormi cristalli di minerali tipici delle pegmatiti del Brasile di notevole interesse ed effetto estetico. Si va da un campione di ortoclasio con tormalina, albite e mica lepidolite di 105 kg., ad un quarzo affumicato con le facce eccezionalmente sviluppate di 135 kg.; da un cristallo geminato di berillo acquamarina di 82 kg., ad un quarzo morione di 180 kg., con individui di lunghezza superiore al metro. Di particolare interesse, per la sequenza di cristallizzazione, un grosso cristallo di tormalina con quarzo, ortoclasio, albite e mica lepidolite, Che raggiunge il notevole peso di 150 kg.

Nel settore 6 si trovano le vetrine dedicate alle pietre lavorate ed alle gemme. Le prime nell'angolo di sinistra contengono una selezione dei campioni della collezione medicea. Fra i vari oggetti si possono citare l'enorme navicella detta "insalatiera" in quarzo ialino; il bicchiere sempre in quarzo con incisioni di figure mitologiche; ciotole in agata, diaspro, lapislazzuli, alcune delle quali portano incise le lettere LAURMED, cioè Lorenzo dei Medici, altre le iniziali e le date F.M. 1582 e F.M. 1600, ossia Francesco I e Ferdinando I. Insieme a questi: testine di cane (una in onice ed una in ametista) di origine azteca; tabacchiere di vari minerali pregiati, vasetti per cosmetici di diaspro; obelischi e coppe in fluorite; statuette in giada ed altre "pietre tagliate".

Nell'angolo di destra sono esposte le gemme e le pietre preziose. In particolare spiccano due campioni grezzi: un cristallo di topazio del peso di 151 kg., il secondo topazio del mondo, proveniente dal Minas Gerais (Brasile) e un berillo acquamarina di 98 kg., sempre proveniente dal Minas Gerais. Sono esposte, inoltre, le altre pietre preziose (in certi casi sia la gemma che il cristallo grezzo); la disposizione dei pezzi è fatta secondo la durezza, dai diamanti - fra cui fa spicco un perfetto ottaedro di 20 carati - ai corindoni (rubino e zaffiro), dai berilli (smeraldo e acquamarina) ai topazi via via arrivando a pietre con durezza inferiore.

Vi è, infine, un quadro con pietre dure e pietre ornamentali, con diversi tipi di quarzo e un pannello sulle pietre preziose, dure e ornamentali, con disegni schematici sul taglio delle gemme, in particolare del diamante.

Il settore 7 è dedicato alla collezione elbana. I minerali dei giacimenti di Rio Marina e Capo Calamita sono rappresentati da bellissimi cristalli di ematite nelle diverse varietà, da masse concrezionate e stalattitiche variopinte di limonite, da aggregati di pirite e perfetti cristalli di magnetite e da un eccezionale campione di ilvaite. Per la zona di S.Piero, accanto ai 4 enormi blocchi e geodi tappezzati di minerali pegmatitici, i berilli rosa, le tormaline di varia colorazione e il rarissimo minerale pollucite, oltre a quarzo, ortoclasio e albite.

Le vetrine del settore 8 sono dedicate alla collezione generale, comprendente campioni che provengono da tutto il mondo, riuniti secondo la composizione chimica, in dieci classi.

Concludono la collezione generale le vetrine dedicata agli olotipi, cioè a quei campioni su cui per la prima volta è stato identificato un nuovo minerale, studiati a Firenze e depositati presso il Museo corne previsto dall'IMA (International Mineralogical Association) per il riconoscimento di una nuova specie mineralogica. Attualmente il Museo ha in deposito 23 olotipi.

Nel settore 9 si trovano le vetrine dedicate alla collezione regionale italiana dedicate alla Toscana. Sono presenti numerosi e significativi campioni delle diverse mineralizzazioni della Toscana, come lo zolfo di Sasso Pisano, le sfaleriti, le stibine e i gessi del grossetano, il cinabro dell'Amiata e le piriti di Gavorrano. In particolare per le Alpi Apuane sono di notevole bellezza le sfaleriti e le calcopiriti della miniera del Bottino di Seravezza.

Nel settore 10 si trovano le vetrine dedicate alla Sicilia in cui spiccano per colore e bellezza i campioni di zolfo che, insieme a celestina, aragonite, calcite e gesso, costituiscono i minerali carattelistici dell'isola. Passando alla Sardegna, di notevole valore estetico sono covelline, cerussiti e azzurriti, esemplari unici per cristallizzazione e perffezione dei cristalli. Da osservare con attenzione sono anche i campioni di malachite, fosgenite e baritina, di cui è esposto un esemplare di grandi dimensioni.

Alcune vetrine (settore 11 ) sono dedicate ad esposizioni temporanee.