EBELMEN Jacques-Joseph (1814-1852),

uscito dall’Ecole Polytechnique nel 1833, dall’Ecole des Mines nel 1836,Ingegnere a Vesoul, fu nominato assistente del Professore di Docimastica dell’Ecole des Mines nel 1840. Amministratore aggiunto della Manifattura di Sevres nel 1845, ne divenne l’Amministratore nel 1847, anno in cui fu nominato Professore all’Ecole. Sebbene fosse famoso per i notevoli progressi che aveva fatto fare alla ceramica d’arte, anche per la mineralogia realizzò importanti sintesi; continuò l’opera di Berthier di cui fu assistente e che aveva già riprodotto nei forni a porcellana cristalli di peridoto e pirosseno. Ebelmen aggiunse alla miscela un fondente (borace, sale di fosforo) e lo mise in crogioli di platino (del resto è importante segnalare che il "valore" del recipiente fece si che lo si potesse conservare felicemente sino ad oggi nelle collezioni, con i contenuti cristallizzati!). L’insieme era riscaldato nei forni ad atmosfera relativamente controllata. Ebelmen giunse così a realizzare la sintesi in cristalli perfetti di undici minerali, in particolare degli ossidi: corindoni, crisoberillo, spinelli, ma anche dei silicati come il berillo o i peridoti. Aggiungendo dei cromofori appropriati, ottenne varietà gemme: rubini, zaffiri, smeraldi.

Queste scoperte ebbero una grande eco, dovuta in particolare alla semplicità del metodo di sintesi impiegato ( è interessante segnalare che questi metodi sono stati ripresi recentemente e hanno permesso, in particolare, notevoli sintesi di smeraldo).

Le memorie di Ebelmen sono state raccolte da Salvetat nel 1855 sotto il titolo di "Raccolta dei lavori scientifici di M.-Ebelmen"; il documento del 1851 che tratta di "Alterazione di rocce stratificate sotto l’influenza degli agenti atmosferici, e di acque di infiltrazione" è particolarmente interessante per le conclusioni dell’autore sulle possibilità e l’interesse delle sintesi in mineralogia.