Giada: la pietra di sempre

Poche pietre preziose possiedono la ricchezza di leggenda e tradizione magica, il senso di mistero eterno e di imperscrutabile finezza, l'aura di antichità e opulenza che evoca una parola come giada.

Per molti popoli giada e verde sono sinonimi; per altri giada porta immediatamente alla mente il favoloso passato della misteriosa Cina Imperiale. I cinesi, infatti, fin dai tempi preistorici lavoravano un materiale che chiamavano yu ed è quello stesso che noi chiamiamo giada dall'antico spagnolo "pietra de Hijada", cioè pietra dei reni, in quanto si era soliti usarla come amuleto e mezzo di cura per le malattie renali.

Furono Cortes ed i suoi conquistadores a introdurla in Europa avendo trovato moltissimi pezzi di giada lavorata nei tesori degli indiani del Centro-America. Attraverso l'Europa questa denominazione si sparse in tutto il mondo.

Le civiltà di tutti i tempi hanno apprezzato questa pietra e tutte le razze che la incontrarono la tennero in alta considerazione. Nelle civiltà preistoriche, nell'area europea della Valtellina e dei Laghi Svizzeri, in Guatemala e Messico, era apprezzata per la sua durezza e utilizzata per utensili. I precolombiani facevano con essa coltelli sacrificali. Tra i Maori della Nuova Zelanda una mazza da guerriero in giada era il simbolo dell'autorità del capo e nelle Isole della Lealtà (Nuova Caledonia), i padri barattavano le loro figlie con giada. La Cina infine costruì tutta la sua civiltà attorno a questa pietra.

Stranamente in Occidente, la natura scientifica della giada non fu completamente compresa fino a quando nel 1863 il francese Damour provò che si dava comunemente il nome di giada a due minerali in realtà ben distinti: la giadeite e la nefrite. La prima delle due è generalmente la più valutata per gioielli e sculture, perché la giadeite di alta qualità è di un colore verde brillante, mentre anche la migliore qualità di nefrite tende ad essere più scura. In Oriente invece la cultura cinese fece questa distinzione già molto tempo prima che Damour pubblicasse le sue ricerche scientifiche: infatti quando la giadeite verde brillante cominciò ad entrare in Cina, proveniente dalla Birmania, nel XVIII sec., i cinesi la chiamarono fei-ts'ui invece di yu che era il nome normalmente usato per la giada

Giadeite e nefrite insieme, hanno più imitazioni della maggior parte delle altre gemme. il colore pieno e la struttura compatta la hanno infatti resa ovunque una favorita dei conoscitori di gemme. E' facile capire quindi perché altre sostanze meno buone, ne abbiano usurpato il nome nella speranza di guadagnarne pregio di riflesso. Ma è curioso, d'altra parte, che i nomi per la giada siano ancora oggi oggetto di controversia, e che tanta disinformazione, mito e superstizione circondino questa gemma.